Può capitare, talvolta, che da un battibecco nasca uno spunto di riflessione destinato a rimanere nella storia, a dettare letteralmente le regole. Anche quelle di uno sport. È esattamente quanto successe alla corte ferrarese nel lontano 1555, quando Alfonso II duca d’Este e l’abate Antonio Scaino da Salò ebbero un’accesa discussione durante una partita di pallacorda, sport precursore del moderno tennis.
A quei tempi, infatti, le regole dei giochi non erano ancora state codificate, e questo lasciava spazio a interpretazioni personali e vivaci litigi.
L’abate Scaino, consapevole di essere un grande esperto in materia, approfittò dei momenti liberi concessi dal suo maestro, il filosofo L. Maggio, per fissare una volta per tutte le regole dei principali giochi con la palla. Nacque così il “Trattato del Giuoco della Palla”, che è considerato il primo libro della storia sul tennis. Nel testo, redatto nell’antico volgare del ’500, vengono descritti diversi giochi da svolgersi al chiuso o all’aperto, con l’uso di racchette o di altri strumenti, e con palloni di materiali differenti.
Scaino si spinse perfino a proporre la costruzione di campi di misura standard, un'idea straordinariamente moderna che sarebbe diventata realtà solo tre secoli dopo.
Chi oggi frequenta i campi del Tennis Salò Canottieri, trova nella club house un richiamo a questa storia, che segna in modo indelebile il contributo dei salodiani a uno degli sport più amati del mondo.
Chi di voi volesse invece sfogliare il trattato dell’abate Scaino può farlo a questo link
